Artisti in Mostra: Cosimo Sampietro

Cosimo Sampietro nasce a Roccaforzata in provincia di Taranto nel 1856 e muore a Bernalda nel 1949.

Cosimo Sampietro, Tempio di Hera con soggetti (foto in mostra),  collezione privata, fine '800/ anni '20 del '900

Cosimo Sampietro, Tempio di Hera con soggetti (foto in mostra), collezione Galleria Foma, fine ‘800/ anni ’20 del ‘900

Trascorre la sua prima infanzia a Lecce ereditando dal padre l’arte del disegno. Quasi autodidatta visse del suo lavoro dipingendo soggetti sacri e ritratti.

Verso il 1880 fu chiamato per decorare un paio di stanze del ‘Palazzo Guida’ a Bernalda. Qui si sposò e continuò a dipingere ad olio su commissione.

Eseguì tele enormi per le chiese di Bernalda e d’altre città del Sud come la chiesa di Santa Severina nei pressi dell’altopiano della Sila e la chiesa di S. Francesco a Taranto. A Tursi, nella chiesa del quartiere della Rabatana resta una bella tela.

Il soggetto era quasi sempre di tipo religioso ma la tavolozza cromatica e le figure mostravano una qualità estetica oltre che in polemica con i classici, in sintonia con quel genere di spontaneità creativa che veniva dalla scuola di Fontainebleau. 

A Bernalda sono di notevole effetto nella, chiesa del Convento di Sant’Antonio, le grandissime tele ad olio tra le quali: “la discesa dello Spirito Santo”, le “anime del purgatorio”, il “Sacro Cuore di Gesù” e ‘Dio Padre’ mentre nella Chiesa Madre si possono ammirare numerosi angeli oranti dipinti sui lati della nicchia contenente la statua di San Bernardino, patrono del paese.

Ottimo ritrattista e paesaggista ma anche uno dei primi fotografi della cittadina lucana. Fu inoltre custode dell’area archeologica di Metaponto.

Descrizione dell’opera.

Del grande archivio fotografico del Sampietro resta oggi solo una lastra dalla quale è stato ricavato un contatto e le due immagini esposte in mostra: una fotografia che misura cm 20×30 e una gigantografia per meglio osservarne i particolari.

Nell’immagine si può osservare il Tempio di Hera nella sua interezza con la presenza di diversi reperti archeologici in primo piano.

Il Tempio è delimitato da un muro di cinta e all’interno del piano di calpestio della cella sono collocati, in diverse pose, sei soggetti: due donne, tre uomini, compreso l’omino nascosto dietro un arbusto sulla destra della fotografia, tra la donna in alto e il signorotto, e, infine, un fanciullo.

E’ possibile pensare che si tratti della famiglia La Cava.

L’uomo in basso a destra con il cappello e il fucile potrebbe essere il capofamiglia.

Il rango elevato di quest’ultimo è definito dall’abbigliamento, in modo particolare dal cappello e dal fucile; elementi che lo differenziano dall’uomo disteso sul fondo, in posizione quasi centrale, che invece ha, un berretto, la ‘coppola’, documentato, a partire dall’ottocento, tra le classi più umili.

Sullo sfondo sono visibili colline e caseggiati tra i quali la masseria di San Salvatore.

Le macchine fotografiche utilizzate a quell’epoca avevano, infatti, una portata di raggio di un Km.

Le lastre di cui ci si serviva avevano le dimensioni di 24×36 cm ca.

Erano lastre di vetro su cui veniva applicata una emulsione fotosensibile di sali di argento come il bromuro d’argento. Il materiale fotosensibile era poi legato con della gelatina, prodotta da materiali organici animali. La gelatina era un materiale ruvido e molto delicato.

Le numerose linee presenti sulla foto altro non sono, infatti, che i graffi prodotti nel tempo sulla gelatina.

L’immagine presenta infine una macchia di caffè al centro della foto e una di colore a destra, su una delle colonne del tempio.

Il contatto ha evidenziato che per questa foto Sampietro utilizzò metà lastra di vetro perché la parte superiore era rotta.

L’analisi stilistica e la tecnica fotografica utilizzata porterebbe a collocare l’immagine fra il 1880 e il 1890 ma è verosimile pesare, considerando il ritardo storico del Mezzogiorno rispetto ad altre zone dell’Italia e ai paesi d’Europa, che essa sia stata realizzata intorno agli anni ’20 del novecento cioè durante il movimento artistico-filosofico dell’Art Noveau.

(Katya Madio 2014)

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