Chi è Constantin Udroiu. Costantin Udroiu era nato a Bucarest il 3 febbraio 1930. Intellettuale di spicco della Romania, insegnava all’Università di Bucarest quando, nel 1954, venne arrestato dal regime comunista per dissidenza politica e condannato. Era un testimone vivente dei princìpi di libertà e di democrazia, affermati e pagati a caro prezzo con una condanna a 22 anni di prigione, sofferti con un decennio di dura carcerazione, fino al 1964, quando venne rilasciato a seguito del nuovo clima politico nei Paesi d’oltre cortina, dopo il XX Congresso del PCUS. Giunto in Italia per la sua prima mostra all’estero, nel 1971 a Sassari, inaugurata dall’allora Presidente della Camera Sandro Pertini, restò nel nostro Paese girando in lungo e largo le vie dell’arte bizantina, specie nel Meridione. Intensa la sua frequentazione dell’Europa – Svizzera, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Portogallo – dove ha portato con grande successo la sua produzione artistica ma anche la competenza accademica, partecipando a seminari e convegni promossi da prestigiosi atenei con proprie comunicazioni. Gran maestro dell’arte bizantina, Constantin Udroiu è stato uno dei più fecondi Artisti della diaspora romena che ha mantenuto nella sua opera un luogo centrale all’icona bizantina e alla propria romenità. Tra le sue mostre personali, oltre 200, moltissime in Italia – nel 1985 a L’Aquila la sua 99^ mostra, al Castello cinquecentesco, memorabile -, le più significative all’estero sono state a Parigi, Lutry, Avignon, Amsterdam, Bordeax, Carpentras, Atene, Barcellona, Lisbona e, dopo la caduta del regime comunista in Romania, a Targoviste e Cluj Napoca. Le sue opere sono esposte nei musei di molte città in Romania, Francia, Portogallo e Italia, e in numerose collezioni pubbliche e private in diversi Paesi del mondo. La Romania democratica lo ha risarcito con una rilevante considerazione artistica e personale, manifestata con la presenza dell’Ambasciatore in tutte le mostre che ha tenuto in Italia. Era membro del Senato dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna. Da alcuni anni Constantin Udroiu, era andato da Roma a vivere in Sabina, a Passo Corese (Rieti), dove in collaborazione con il Comune aveva aperto la Scuola Nikopeia, centro di formazione artistica senza scopi di lucro dove il Maestro ha insegnato gratuitamente le tecniche pittoriche ad una sessantina di allievi. Fino alla scomparsa, avvenuta a Roma il 26 marzo 2014. Ma la Scuola Nikopeia ha continuato e continuerà a vivere, con l’impegno degli allievi della sua bottega d’arte. Grande emozione ha destato in Romania la scomparsa dell’Artista, nel mondo culturale ed accademico. Tanto che una grande Mostra di opere grafiche – xilografie, incisioni ad acquaforte e acquatinta – si è tenuta nel Museo Etnografico di Cluj Napoca, in Transilvania, dal 15 al 30 ottobre 2015 per ricordare l’Artista insigne e l’intellettuale illuminato. Dunque, anche questo importante evento presso l’Accademia di Romania si connota come un forte tributo d’onore dell’Artista della sua terra natale. Constantin Udroiu è stato un grande amico dell’Aquila, dove aveva tenuto importanti esposizioni: la prima volta nel 1985, con la sua 99^ mostra nella Sala Elephas del Castello Cinquecentesco, poi una mostra nel 1989 a Paganica (L’Aquila) per inaugurare il Centro Civico, una terza all’Aquila a Palazzo Antonelli Dragonetti, nel 2000. Ma anche altre importanti esposizioni aveva tenuto in Abruzzo: all’Annunziata di Sulmona, al Castello Piccolomini di Capestrano, al Centro civico di Villetta Barrea. La grande icona “Madonna dell’Amore”, donata nel 1985 dall’Artista al Comune dell’Aquila, ha illuminato con il suo oro zecchino la Sala della Giunta di Palazzo Margherita d’Austria fino a quel tragico 6 aprile del 2009.
Bernalda e i suoi affreschi. Nel 1984 in occasione dei festeggiamenti dedicati al santo patrono di Bernalda, San Bernardino da Siena, Constantin Udroiu venne chiamato ad affrescare due grandi pitture murali sulla vita del Santo. Oggi quegli affreschi sono quasi del tutto perduti. Occorrerebbe un’urgente opera di restauro altrimenti la loro memoria potrebbe rischiare di perdersi per sempre. Uno degli affreschi misura 4 m. x 5,50 m. L’affresco è una tecnica antichissima ad acqua che consente un’esecuzione immediata e una pennellata decisa. E’ chiamata a fresco perché si esegue sull’intonaco fresco che asciugandosi incamera colori e disegno. Udroiu usando questa tecnica antica ha voluto riaffermare l’importanza dell’artigianato nella società contemporanea dove l’uomo ha mercificato tutto compreso l’arte. L’artista, nell’affresco di Bernalda, ha rappresentato il Concilio di Firenze del 1439, che avvicinò la chiesa cattolica e quella ortodossa e che ebbe come protagonista S. Bernardino. La composizione è piramidale e si slancia verso il cielo indicando l’uomo che cerca di ascendere al cielo nel tentativo di raggiungere Dio. Udroiu usa uno spazio bianco simbolo di morte, ma anche di vita e salvezza per l’uomo. Al vertice della gradinata, oggi visibile solo in maniera frammentaria, domina la figura del Santo, frate predicatore e riformatore, conciliatore e uomo di pace. Precisi nella rappresentazione i riferimenti alla Chiesa d’Oriente e quella di Roma e al contributo dato per l’unità dei cristiani.
Ai piedi del Santo ci sono personaggi emblematici: Sigismondo Imperatore, re d’Ungheria e Transilvania, accanto a Frà Vincenzo, con San Giovanni da Capistrano vicino a Giovanni Hunyadi, Pugil Christianitatis. Forme e colori d’Oriente si fondono in questo dipinto monumentale nel quale si può comprendere la cifra narrativa, il simbolismo, la caratura dei personaggi raccolti intorno alla figura dominante del grande predicatore e scelti non a caso per rendere più credibile la cultura bizantina di cui è pregna l’opera. Legato alla tradizione dell’arte sacra rumena Constantin Udroiu è, infatti, insieme artista contemporaneo che trova la sua cifra stilistica nel tratto pittorico e in esplosivi accordi coloristici. Infatti da un lato egli stesso si dichiarava espressionista, dall’altro i critici hanno parlato del “concerto” dei suoi colori come “musica da vedere”. Ecco che Constantin Udroiu affianca alla pittura sacra e profana una straordinaria produzione di grafica. Anche in questo campo è un Maestro completo: disegnatore, incisore e stampatore, lascia una serie rilevante di xilografie e incisioni ad acquaforte e acquatinta che contribuiscono a definirlo artista dallo spessore rinascimentale. Questo nell’Arte il suo Credo: “
Considero il Bizantino Rumeno come il principale punto di partenza per un pittore rumeno. L’arte senza un obiettivo è un postulato illusorio che non accetto. La metafora si sostituisce alla concretezza nell’ordine delle astrazioni, è lo strumento che riflette istantaneamente il concreto.” Sull’arte di Constantin Udroiu saggisti e critici d’arte hanno scritto annotazioni e recensioni di rilevante interesse. Una messe di giornali e riviste, in Italia e all’estero, hanno decritto nel corso degli anni la sua arte e raccontato le sue mostre, sempre cenacoli di dialogo tra culture. Sarebbe lungo darne conto. Inutile dire che, guardando la struttura stilistica di Constantin Udroiu è possibile avvicinare il suo modus operande agli Espressionisti tedeschi (Marc, Macke, Kirchner, ecc.).
Da loro Udroiu riprende i colori dissonanti, puri, fortemente irrealistici. Il nero (con il blu) che serve a rilevare le sagome delle figure. Tuttavia a differenza degli Espressionisti tedeschi, il disegno in Udroiu resta accurato, frutto della fedeltà alla scuola: le pareti non vacillano, i campanili non si abbattono sui campi di grano. Per chi conosce poi la pittura rumena della prima metà del Novecento, è chiaro che per la pittura di Udroiu non contano solo gli Espressionisti tedeschi, ma che ci sono in lui anche gli echi di Luchian, Tonita, del grande Tuculescu. La scuola di Constantin Udroiu è stata la scuola di arte sacra fondata dal grande storico e uomo politico Nicolae Iorga, in Romania negli anni ’20, con l’idea di mantenere in vita la tradizione dell’arte ortodossa di origine bizantina, in particolare quella dell’affresco. Constantin Udroiu, quando può, fa rinascere in Italia quell’arte che aveva imparato, e che forse è rimasto l’ultimo a conoscere. A Benevento, a Bernalda, ad Accettura, ad Airola, a Vitulano, a Faicchio, ecc., gli sono state affidate grandi pareti di chiese, chiese cattoliche naturalmente, da coprire di affreschi. E’ fedele ai canoni pittorici bizantini (li rispettavano ancora Giotto e Simone Martini). La sua pittura religiosa, ancorata alla tradizione, vince spesso la scommessa di riuscire nel suo impegno artistico ed evocativo, scommessa difficilissima come si sa, perché l’arte moderna sembra sia altrettanto inevitabilmente profana quanto quella del passato era religiosa.