Quel fischio che chiama

4

Michele e la sua comunità. Foto di Fabio G. Sirago

Difficile raccontare un’emozione. Facile condividerla con chi quell’emozione è abituato a portarsela dentro.

Un’emozione solitaria e silente che solo un lucano conosce per farci i conti ogni giorno.

E l’amore per la nostra regione e la nostra gente, i nostri amici…la nostra famiglia. Un amore che ci accompagna sempre anche quando vi sentirete dire ‘qui non g’è niend!’ e che procura profonda adorazione in chi lotta per difendere un sogno e sente la propria natura come indivisibile dalla storia natia, intenerendosi al ricordo della sua terra anche quando è lontano.

E’ difficile restarle accanto così come è difficile abbandonarla. In entrambe le situazioni è solo la determinazione e il coraggio che ne definisce il passo dell’esistenza soprattutto quanto si è visionariamente folli da pretendere che un sogno possa concretizzarsi. Continua a leggere

Nel tempo della Festa

Der_Kampf_zwischen_Karneval_und_Fasten_ (1559)

Pieter Brugel il Vecchio, Lotta tra Carnevale e Quaresima, 1559, olio su tela, 118 X 164.5, particolare

La musica PUÒ Essere Una fonte originaria per APRIRE Una crepa, un’interruzione nel Blocco compatto dei giorni dominati dall’Utile o Inutile, dall’Accumulo, dal Lavoro o dal non Lavoro.

In QUESTI giorni la musica e presente ovunque e in OGNI colomba. Nello Stesso Metapontino si sta Cercando di Portare avanti un Progetto ambizioso, un vecchio sogno Condiviso con MOLTI riportare in chiave moderna Il canto Lucano dandogli l’Aspetto Più che di un Festival di Una Festa di Popolo Che ci dia un’occasione di ridiventare Comunità e riappropriarci identità della Nostra. Continua a leggere

BERNALDA. LE OPERE DI CONSTANTIN UDROIU, UN ESPRESSIONISTA “BIZANTINO”

Constantin UdroiuChi è Constantin Udroiu. Costantin Udroiu era nato a Bucarest il 3 febbraio 1930. Intellettuale di spicco della Romania, insegnava all’Università di Bucarest quando, nel 1954, venne arrestato dal regime comunista per dissidenza politica e condannato. Era un testimone vivente dei princìpi di libertà e di democrazia, affermati e pagati a caro prezzo con una condanna a 22 anni di prigione, sofferti con un decennio di dura carcerazione, fino al 1964, quando venne rilasciato a seguito del nuovo clima politico nei Paesi d’oltre cortina, dopo il XX Congresso del PCUS. Giunto in Italia per la sua prima mostra all’estero, nel 1971 a Sassari, inaugurata dall’allora Presidente della Camera Sandro Pertini, restò nel nostro Paese girando in lungo e largo le vie dell’arte bizantina, specie nel Meridione. Intensa la sua frequentazione dell’Europa – Svizzera, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Portogallo – dove ha portato con grande successo la sua produzione artistica ma anche la competenza accademica, partecipando a seminari e convegni promossi da prestigiosi atenei con proprie comunicazioni. Gran maestro dell’arte bizantina, Constantin Udroiu è stato uno dei più fecondi Artisti della diaspora romena che ha mantenuto nella sua opera un luogo centrale all’icona bizantina e alla propria romenità. Tra le sue mostre personali, oltre 200, moltissime in Italia – nel 1985 a L’Aquila la sua 99^ mostra, al Castello cinquecentesco, memorabile -, le più significative all’estero sono state a Parigi, Lutry, Avignon, Amsterdam, Bordeax, Carpentras, Atene, Barcellona, Lisbona e, dopo la caduta del regime comunista in Romania, a Targoviste e Cluj Napoca. Le sue opere sono esposte nei musei di molte città in Romania, Francia, Portogallo e Italia, e in numerose collezioni pubbliche e private in diversi Paesi del mondo. La Romania democratica lo ha risarcito con una rilevante considerazione artistica e personale, manifestata con la presenza dell’Ambasciatore in tutte le mostre che ha tenuto in Italia. Era membro del Senato dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna. Da alcuni anni Constantin Udroiu, era andato da Roma a vivere in Sabina, a Passo Corese (Rieti), dove in collaborazione con il Comune aveva aperto la Scuola Nikopeia, centro di formazione artistica senza scopi di lucro dove il Maestro ha insegnato gratuitamente le tecniche pittoriche ad una sessantina di allievi. Fino alla scomparsa, avvenuta a Roma il 26 marzo 2014. Ma la Scuola Nikopeia ha continuato e continuerà a vivere, con l’impegno degli allievi della sua bottega d’arte. Grande emozione ha destato in Romania la scomparsa dell’Artista, nel mondo culturale ed accademico. Tanto che una grande Mostra di opere grafiche – xilografie, incisioni ad acquaforte e acquatinta – si è tenuta nel Museo Etnografico di Cluj Napoca, in Transilvania, dal 15 al 30 ottobre 2015 per ricordare l’Artista insigne e l’intellettuale illuminato. Dunque, anche questo importante evento presso l’Accademia di Romania si connota come un forte tributo d’onore dell’Artista della sua terra natale. Constantin Udroiu è stato un grande amico dell’Aquila, dove aveva tenuto importanti esposizioni: la prima volta nel 1985, con la sua 99^ mostra nella Sala Elephas del Castello Cinquecentesco, poi una mostra nel 1989 a Paganica (L’Aquila) per inaugurare il Centro Civico, una terza all’Aquila a Palazzo Antonelli Dragonetti, nel 2000. Ma anche altre importanti esposizioni aveva tenuto in Abruzzo: all’Annunziata di Sulmona, al Castello Piccolomini di Capestrano, al Centro civico di Villetta Barrea. La grande icona “Madonna dell’Amore”, donata nel 1985 dall’Artista al Comune dell’Aquila, ha illuminato con il suo oro zecchino la Sala della Giunta di Palazzo Margherita d’Austria fino a quel tragico 6 aprile del 2009. Bernalda e i suoi affreschi. Nel 1984 in occasione dei festeggiamenti dedicati al santo patrono di Bernalda, San Bernardino da Siena, Constantin Udroiu venne chiamato ad affrescare due grandi pitture murali sulla vita del Santo. Oggi quegli affreschi sono quasi del tutto perduti. Occorrerebbe un’urgente opera di restauro altrimenti la loro memoria potrebbe rischiare di perdersi per sempre. Uno degli affreschi misura 4 m. x 5,50 m. L’affresco è una tecnica antichissima ad acqua che consente un’esecuzione immediata e una pennellata decisa. E’ chiamata a fresco perché si esegue sull’intonaco fresco che asciugandosi incamera colori e disegno. Udroiu usando questa tecnica antica ha voluto riaffermare l’importanza dell’artigianato nella società contemporanea dove l’uomo ha mercificato tutto compreso l’arte. L’artista, nell’affresco di Bernalda, ha rappresentato il Concilio di Firenze del 1439, che avvicinò la chiesa cattolica e quella ortodossa e che ebbe come protagonista S. Bernardino. La composizione è piramidale e si slancia verso il cielo indicando l’uomo che cerca di ascendere al cielo nel tentativo di raggiungere Dio. Udroiu usa uno spazio bianco simbolo di morte, ma anche di vita e salvezza per l’uomo. Al vertice della gradinata, oggi visibile solo in maniera frammentaria, domina la figura del Santo, frate predicatore e riformatore, conciliatore e uomo di pace. Precisi nella rappresentazione i riferimenti alla Chiesa d’Oriente e quella di Roma e al contributo dato per l’unità dei cristiani.
Constantin Udroiu, Bernalda, San Bernardino e Santi, particolare affresco, 1984Ai piedi del Santo ci sono personaggi emblematici: Sigismondo Imperatore, re d’Ungheria e Transilvania, accanto a Frà Vincenzo, con San Giovanni da Capistrano vicino a Giovanni Hunyadi, Pugil Christianitatis. Forme e colori d’Oriente si fondono in questo dipinto monumentale nel quale si può comprendere la cifra narrativa, il simbolismo, la caratura dei personaggi raccolti intorno alla figura dominante del grande predicatore e scelti non a caso per rendere più credibile la cultura bizantina di cui è pregna l’opera. Legato alla tradizione dell’arte sacra rumena Constantin Udroiu è, infatti, insieme artista contemporaneo che trova la sua cifra stilistica nel tratto pittorico e in esplosivi accordi coloristici. Infatti da un lato egli stesso si dichiarava espressionista, dall’altro i critici hanno parlato del “concerto” dei suoi colori come “musica da vedere”. Ecco che Constantin Udroiu affianca alla pittura sacra e profana una straordinaria produzione di grafica. Anche in questo campo è un Maestro completo: disegnatore, incisore e stampatore, lascia una serie rilevante di xilografie e incisioni ad acquaforte e acquatinta che contribuiscono a definirlo artista dallo spessore rinascimentale. Questo nell’Arte il suo Credo: “Considero il Bizantino Rumeno come il principale punto di partenza per un pittore rumeno. L’arte senza un obiettivo è un postulato illusorio che non accetto. La metafora si sostituisce alla concretezza nell’ordine delle astrazioni, è lo strumento che riflette istantaneamente il concreto.” Sull’arte di Constantin Udroiu saggisti e critici d’arte hanno scritto annotazioni e recensioni di rilevante interesse. Una messe di giornali e riviste, in Italia e all’estero, hanno decritto nel corso degli anni la sua arte e raccontato le sue mostre, sempre cenacoli di dialogo tra culture. Sarebbe lungo darne conto. Inutile dire che, guardando la struttura stilistica di Constantin Udroiu è possibile avvicinare il suo modus operande agli Espressionisti tedeschi (Marc, Macke, Kirchner, ecc.).
Da loro Udroiu riprende i colori dissonanti, puri, fortemente irrealistici. Il nero (con il blu) che serve a rilevare le sagome delle figure. Tuttavia a differenza degli Espressionisti tedeschi, il disegno in Udroiu resta accurato, frutto della fedeltà alla scuola: le pareti non vacillano, i campanili non si abbattono sui campi di grano. Per chi conosce poi la pittura rumena della prima metà del Novecento, è chiaro che per la pittura di Udroiu non contano solo gli Espressionisti tedeschi, ma che ci sono in lui anche gli echi di Luchian, Tonita, del grande Tuculescu. La scuola di Constantin Udroiu è stata la scuola di arte sacra fondata dal grande storico e uomo politico Nicolae Iorga, in Romania negli anni ’20, con l’idea di mantenere in vita la tradizione dell’arte ortodossa di origine bizantina, in particolare quella dell’affresco. Constantin Udroiu, quando può, fa rinascere in Italia quell’arte che aveva imparato, e che forse è rimasto l’ultimo a conoscere. A Benevento, a Bernalda, ad Accettura, ad Airola, a Vitulano, a Faicchio, ecc., gli sono state affidate grandi pareti di chiese, chiese cattoliche naturalmente, da coprire di affreschi. E’ fedele ai canoni pittorici bizantini (li rispettavano ancora Giotto e Simone Martini). La sua pittura religiosa, ancorata alla tradizione, vince spesso la scommessa di riuscire nel suo impegno artistico ed evocativo, scommessa difficilissima come si sa, perché l’arte moderna sembra sia altrettanto inevitabilmente profana quanto quella del passato era religiosa.

Carlo Levi e i Sassi di Matera

Locandina evento

Locandina evento

Oggi vi parlo della mia esperienza di didattica museale con persone affette dalla Sindrome di Down a Matera, capitale della Cultura 2019. Un percorso didattico durato due mesi che ha coinvolto ragazzi, le loro famiglie, un intero territorio e un artista come Carlo Levi. Un lavoro corale che ha portato dei grandi risultati. Leggere per credere! 

Nello spazio predisposto presso l’Associazione Italiana Persone Down di Matera, denominato Laboratorio piccoli artisti, è stato promosso nel lontano 2008, quando Matera non era ancora Capitale della Cultura, il progetto Carlo Levi e i Sassi di Matera. L’attività mirava a realizzare un progetto altamente scientifico e d’importanza culturale la cui validità è stata comprovata dall’ammissibilità ai finanziamenti stanziati dal CSV di Basilicata. Il progetto di didattica museale: “Carlo Levi e i sassi di Matera” era rivolto essenzialmente a persone affette da Sindrome di Down ed è sfociato in una serata-evento durante la quale sono stati mostrati gli elaborati dei ragazzi. Per il suo carattere altamente scientifico il progetto oltre ad accedere al finanziamento è conservato presso l’archivio della Fondazione Carlo Levi di Roma. Continua a leggere

Accettura. Ricordi di una sera d’estate

Avevo promesso ai miei amici di Accettura di scrivere di loro, di quella bellissima esperienza condivisa e trascorsa in loro compagnia in una delle tante serate di questa estate 2015 che oramai sta per terminare. L’avrei fatto però quando l’ispirazione mi avrebbe raggiunta, facendomi godere lo scritto su di voi, proprio come ho goduto della vostra compagnia e della partecipazione ai due eventi.

11887852_10207673437218318_8534928355110671658_nEcco che quell’intimità di trasmettere i pensieri arriva stasera mentre, lì fuori, gli spari di San Rocco si susseguono veloci come le mie mani che, su questa tastiera, cominciamo a raccontare emozioni e sensazioni.

Non venivo ad Accettura da quando ero bambina, ne avevo perso il ricordo e persino la memoria. Ripercorrerne la strada tortuosa, tra la fitta vegetazione è stato emozionante e anche sorprendente.

Il tragitto è stato un’esplosione di odori e colori, panoramiche da immortalare e gustare con gli occhi. Le podoliche poi, per la loro invasione ricorrente su per le montagne, costringevano alla lentezza di quest’incontro, come a volerne aumentare il piacere, pregustandolo. Continua a leggere

Raccontare con il pensiero… …questa la visione di Gilda Gravina

Attraverso un linguaggio “quasi fumettistico” l’artista indaga il quotidiano. Gioca con le parole che dialogano con l’immagine, in bilico tra l’ironia e il senso critico…con un tocco di quotidianità…

Tutto nasce da una visione: l’occhio guarda, la mente indaga seguendo una linea che fluida si perde entro la sinuosità dei corpi che si incrociano a corpi e volti che si sovrappongono a volti, sempre uguali a se stessi, contraddistinti da sguardi freddi che incrociano quelli di chi li osserva. Stiamo parlando dei soggetti che popolano le tele dell’artista Gilda Gravina, la quale attraverso l’uso del colore rappresenta i sentimenti come appaiono, in netta contrapposizione con il rappresentare le cose come sono. L’esclusivo ricorso alla ragione non assicura lo sciogliersi di tutti i nodi: gli ambienti sono rarefatti, le prospettive saltano, i soggetti sembrano essere svuotati, le fisionomie perdono il parallelismo dello sguardo. Accade che il pigmento pittorico vale per se stesso come qualità cromatica ed i colori, formati con diversi accordi, parlano a seconda del loro diverso raggruppamento. Il gusto della materia, unito alla precisione della realizzazione, fra geometrie, allusioni simboliche e trasparenze, ne connotano la ricerca stilistica dell’artista. Nelle sue opere il rigore della geometria viene stemperato e ritmato dal morbido movimento impresso alle figure, che viene percepito solo dopo aver superato l’istintivo senso di ieratica immobilità trasmesso dal soggetto bloccato su carta. Tale movimento è possibile dall’opera nel tempo: “le mie figure assomigliano a manichini: hanno una loro simbologia. Rappresentano sentimenti umani; il sentimento traslato in immagine. Per approdare a questo stile ho lavorato tantissimo. All’inizio ho voluto sperimentare tutto, contaminando la mia arte con tutti i materiali possibili (plastica, tela, sabbia, pietre). La sperimentazione ritorna spesso nelle mie opere, perché magari il pennello è troppo pastoso: mi piace di tanto in tanto trovare dei graffi, degli sbalzi, che ci sia, insomma, il senso del movimento”. Continua a leggere

Ecco a voi…Carla Viparelli!!!

Carla Viparelli ë poliedrica un’artista. Un Anticipo su Quello che la SUA testa, sempre in Fermento Propone, dati E Dai Suoi capelli ricci e ribelli. Io ho Avuto modo di avvicinarmi alle Sue opere Durante Una mostra tenutasi a Matera nel giugno del 2008 (mi VEDETE in alto con il Suo catalogo) e ne Sono Rimasta sbalordita: Un nuovo linguaggio, Particolare Che andava Oltre la voglia di sorprenderé Che Spesso caratterizza I giovani artisti contemporanei. Non vi nego Che Davanti al nesso Titoli-opere Più Volte mi ha strappato un sorriso.
Avevo Pensato di presentarvela Attraverso Una breve Recensione venire E accaduto per gli Altri artisti Presenti Sulla Fanzine ma ho preferito Che Fosse lei un Raccontarsi ea raccontarci il Suo mondo.
Prima di lasciarvi alla lettura dell’intervista Che Carla ci ha cortesemente rilasciato, vi trascrivo ALCUNE Linee guida Silla SUA biografia Tratta dal Suo sito. http://www.carlaviparelli.it Che vi consiglio vivamente di visitare
“La SUA Attività artistica nasce a Napoli, a poi svilupparsi in un contesto nazionale ed internazionale. Ha Esposto, Oltre Che in gallerie private, pressoterapia Istituti di Cultura Esteri
(Grenoble, American Studies Center) e Spazi Istituzionali (Napoli: Maschio Angioino – Sala Carlo V e la Sala Loggia -, Castel dell’Ovo, Scuderie di Palazzo Reale, Aeroporto Internazionale di Capodichino; Ravello, Villa Rufolo; Frosinone, Galleria Civica, Matera, a Palazzo Lanfranchi, Maratea, Palazzo De Lieto, ecc).. Ha Diretto laboratori di Espressione pittorica con classi di studenti Elementari, Medie e Superiori di istituti Sia Pubblici SIA privatizzazione, con Utenti di Centri di Igiene Mentale, con allievi di musica jazz, ecc .. Sue opere Sono Presenti in collezioni Pubbliche e private “. Continua a leggere

Vittorio Vertone, pittore lucano

Vittorio Vertone

Vittorio Vertone

“Già da piccolo ero stato incline a guardare le forme bizzarre della n1atura… abbandonandomi al loro fascino e al loro complicato linguaggio. Lunghe radici d’albero affioranti, vene colorate nella pietra, macchie d’olio natanti nell’acqua, crepe nel vetro, tutte queste cose esercitavano su di me una grande attrattiva, soprattutto l’acqua e il fuoco, il fumo, le nubi, la polvere…”

Così dice Demian nell’omonimo libro di Hermann Hesse, e queste parole sembrano adattarsi perfettamente alla personale poetica di Vittorio Vertone. Nei suoi quadri, infatti, nutre una grandissima e deferente ammirazione verso i segni che la natura imprime sulle cose, la luce che le filtra e le impressiona, le atmosfere che sembrano sospenderle originandole senza alcun ordine apparente, ma aderendo, in realtà, ad un disegno che è quanto di più scientifico e perfetto possa esistere nell’Universo. Continua a leggere

Maria Pina Bentivenga – Incisioni

2013 acquaforte, bulino e puntasecca su zinco  Cm 60 x 50La personale di Maria Pina Bentivenga, visitabile presso la Galleria del Circolo “La Scaletta” di Matera, evidenzia le ultime ricerche stilistiche raggiunte dall’artista. La mostra presentata da Giorgio Trentin e Duilio Rossoni, ospita anche la cartella di acqueforti originali “Valichi” recentemente editata.

La completezza delle opere esposte, la creatività e l’atmosfera di sogno che pervade le composizioni hanno suscitato vivo interesse nei visitatori. I segni dell’arte incisoria diventano scrittura febbrile nell’opera dell’artista che centellina sapientemente i tratti dando vita a paesaggi solitari, aspri, “solenni”, costituiti da “tormentate e scheletriche strutture” in cui la notevole padronanza del processo tecnico dà vita a una serie di acqueforti meravigliose e intensamente coinvolgenti. La visione ci riporta, immediatamente, ai paesaggi lucani, scevri di sfarzosità e così solitari e lontani dal tempo. Non solo esiste un dialogo tra le opere ma la forza dell’idea che le ha generate accompagna il percorso del visitatore. Continua a leggere